domenica 22 febbraio 2015

Interviste eccellenti: Walter Nanni



L'Africa di Walter, una coltellata nello stomaco


Venerdì 04 Luglio - 16:31 Federica Ferretti



Visualizzazione di walter africa - foto di A. Gatopoulos.jpgWalter Nanni, e la sua storia di abruzzese che ce l’ha fatta. A scrivere, e poi, a dare forma a quello stesso mondo che aveva fino a poc’anzi raccontato. Ce lo rivela in un’intervista Eccellente, compendio di quelle inchieste che avete così tanto amato: nella figura di Nanni, non solo il giornalista, ma anche la cultura di un popolo. Forte e gentile.
Che ritrovate dentro ad un film in prossima uscita, Terangadei cui sviluppi potrete essere aggiornati sulla pagina  FB appena linkata.
E per cui è impegnato un altro abruzzese, il compositore Enrico Melozzi.
Ma, nel frattempo, ci concede pure un'anteprima  eccezionale, un filmato che va oltre "il mio film in costruzione. E' un regalo che ho voluto fare ai membri dell'associazione che costruisce scuole in Senegal: tanti di loro sono abruzzesi, a cominciare dalla straordinaria preside del liceo Algeri Marino di Casoli (Ch), Costanza Cavaliere. Il primo viaggio in Senegal l'ho fatto con loro e questo video testimonia il lavoro fatto lì da tanti miei corregionali"
A questo link, potrete assaporalro fino all'ultima struggente immagine...
http://www.youtube.com/watch?v=iufusFMhafU&;feature=youtu.be
Visualizzazione di Walter Nanni a Dakar pp.png 
F.F. Esordi… Walter Nanni: 1992… Ho iniziato a 19 anni, in una televisione privata di Teramo (dove frequentavo l’Università):
si chiamava “Verde Tv”. Feci un provino con il direttore, Elso Serpentini, e qualche giorno dopo mi
ritrovai a leggere il Telegiornale in diretta. Un’esperienza magnifica, durata quattro anni, dove ho
imparato tantissimo e dove ho trovato energie, motivazioni e strumenti culturali per iniziare il mio
percorso nel mondo della comunicazione e dell’arte. Trovare dei buoni maestri quando si è ragazzi
è come vincere al superenalotto. Quell’esperienza, cercata e fortemente voluta, è stato il mio
biglietto vincente nella lotteria della vita. Dopo più di vent’anni sono ancora qui.
 
F.F. Cos’ è per te la scrittura?
Walter Nanni:  Un atto d’amore nei confronti di chi leggerà: scrivere è cercare di trovare le parole giuste per
comunicare con gli altri, cercando di andare in profondità. Tecnica e cuore. Non sempre viene
bene, proprio come l’amore… ma una parola “scritta” può davvero cambiare il mondo.
F.F. Volevi fare il giornalista…e poi?  
Walter Nanni: …e poi ho capito che fare solo il giornalista sarebbe stato, almeno per me, un po’ limitante. La
curiosità e l’istinto mi hanno portato su altre strade. Certo, è stato “il primo amore” e nei miei lavori
c’è sempre una matrice giornalistica.

F.F. Quando e come Walter diventa regista?
Walter Nanni:  E’ stata la naturale conseguenza delle tante esperienze fatte. Un punto d’arrivo e non di partenza.  
F.F. Il teatro: all’inizio o alla fine del tuo percorso?  
Walter Nanni: Nel 2000 lasciai il giornalismo per il teatro. I tanti spettacoli, i monologhi a teatro e il pubblico mi hanno fatto diventare un uomo libero. Dieci anni in cartellone al teatro dei Satiri di Roma mi hanno
fatto crescere tanto. E’ stato anche uno dei periodi più divertenti della mia vita. Ogni tanto torno a
fare qualcosa ma il mio presente e il mio futuro sono dietro la telecamera.
 
F.F. I tuoi documentari vincono dei premi ambiti…
Walter Nanni:I premi rappresentano soprattutto uno straordinario mezzo per promuovere un’opera e arrivare al
maggior numero di persone possibile. I festival sono anche un bellissimo momento d’incontro con il
pubblico e con la critica. I premi appagano anche qualche inevitabile bisogno narcisistico ma sono
molto felice, oggi, di scoprire che questo aspetto è sempre meno importante per me.
Immagine in linea 3 
F.F. Raccontaci la terra d’Africa.  
Walter Nanni: Come tornare alla fonte, all’essenza. Una terra piena di odori, amarezze, ingiustizie pazzesche,
felicità altissime, parole diverse, umanità. L’Africa è una coltellata nello stomaco: dalla ferita che
lascia, però, non esce sangue ma emozioni e qualche verità in più.
F.F. Come si inserisce quest’esperienza nel tuo vissuto?  
Walter Nanni: Un’esperienza che è arrivata nel momento giusto per me e che ho potuto affrontare con felicità e curiosità. Studio i fenomeni migratori da tempo, sono arrivato ad affrontare quest’avventura perché preparato sia da un punto di vista tecnico che umano. Girare e raccontare l’Africa, poi, è sempre stato un mio desiderio, un sogno che volevo realizzare sin da ragazzo. Quando ero adolescente avevamo un amico di famiglia originario del Senegal, Babacar: i suoi racconti mi incuriosivano e mi affascinavano sempre. 
Quest’anno, grazie anche all’Associazione “Una scuola di arcobaleni”, si sono create le condizioni giuste per poter affrontare questo viaggio e mi sono buttato a capofitto in questa avventura umana e artistica. Credo sia necessario raccontare le emigrazioni dall’Africa
verso l’Europa. La conoscenza, solo la conoscenza, può aiutarci a capire fenomeni così grandi
come i flussi migratori e a trovare gli strumenti giusti per affrontare il problema. Ogni giorno
arrivano notizie di africani morti in mare, nel Mediterraneo come nell’Oceano Atlatico: una cosa
inaccettabile, inaccettabile.
 
F.F. Quanto Abruzzo ti sei portato dietro, in quel viaggio?
Walter Nanni: Tante persone con cui ho affrontato questi viaggi sono abruzzesi, a cominciare da Costanza
Cavaliere, la preside del liceo di Casoli, e da i membri della mia troupe. La verità però è un’altra:
l’Abruzzo non me lo sono dovuto portare dietro, l’ho ritrovato in Africa, nei gesti delle donne e nella
vita quotidiana delle persone. Ho ritrovato i racconti di mia nonna quando, da ragazzo, mi parlava dell’Abruzzo del dopoguerra e le difficoltà di quel tempo.
 
F.F. C’è un argomento di cui vorresti ancora trattare, ma che non ce l’hai ancora fatta?  
Walter Nanni: Tutto. Tranne il bombing jumping. Entro il 2016 spero di riuscire a realizzare un altro sogno: la
traversata in barca a vela dal Portogallo alle Galapagos.

Federica Ferretti



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venerdì 13 febbraio 2015

San Valentino versus Sirena di terra

Quest'anno, a San Valentino, contrariamente a tutte le aspettative, ho deciso di invitarvi a riflettere sugli effetti collaterali dell'Amore.
Quello che viene ogni giorno schernito, deriso, offeso. 
Ripudiato.
Ucciso.
Quello che ho ritratto nel racconto Sirena di terra, premiato non a caso il 25 Novembre 2014, in occasione della  giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle Donne.

Uno stralcio per ricordarci cosa NON è sentimento, NON è passione, NON è  complicità.
E che perciò NON deve mai aversi tra due persone raziocinanti.

Allora, eccovi in anteprima un graffiante estratto di quel testo che ha ottenuto, non a caso, la menzione speciale dalla CPO di ASCOLI.

Mentre attendiamo la sua pubblicazione integrale nella speciale Antologia appositamente dedicata.




È  notte, no, forse  il tramonto. O le prima luci dell’alba?

Quando nasce il sole? Quando?

Le mani sbracate lungo i fianchi. Livide. Ancora.

Mi perdo tra la gente. Non ho più nome né ricordi.

Tra poco pioverà.

Quando nasce il sole? Quando?

Pioverà, sento l’odore del mare nelle narici. O è il semplice ricordo dell’estate nella casa abbarbicata sugli scogli?

La mente è capace di consolarci proprio quando non lo crediamo  più possibile.

Sono stata una bambina felice, ho costruito castelli di sabbia a prova di ogni arrembaggio.

Ho abitato, a lungo, in  quei medesimi castelli, fluttuando per ciascuna stanza  con indosso, orgogliosa,  i miei soli gioielli di conchiglie e coralli lievemente rosati sulle
orecchie.
Le mani  mi pesano sempre di più, di nuovo illividite.

Ero una sirena con gambe vellutate, che lui ha sfregiato affinché tornassi a nasconderle.

I capelli, li ho dovuti tagliare, e piegare la testa alla sua cieca rabbia.

Vago per strade che non mi sembra di riconoscere in questa notte eterna.

Tra poco pioverà sui miei pensieri, sulle parole, sui mille sguardi assenti che continuo ad incrociare.

Sento d’essere prigioniera come di un’enorme bolla d’acqua e sapone.

Di quelle che mi divertivo a gonfiare nella casa abbarbicata sugli scogli, in mezzo ai miei castelli di sabbia inespugnabili.

Me ne sto tra la gente, ma non oso pronunciare parole.

Mi ha contagiato il suo stesso sguardo assente.

Intanto, ho smesso di avvertire il calore sulle mani.

Ora sono blocchi di ghiaccio penzolanti.

Spero non mi si infrangano su ciò che resta dei miei arti inferiori.

Vanno i pensieri, liberi, almeno quelli possono ancora volare.

Io sono diventata sirena di terra che ha barattato il suo mare per un bacio. E qualche altra carezza appena accennata.

Ho smarrito la memoria del mio nome perché lui mi appellava a seconda dell’umore, vezzeggiativi o insulti sputati in faccia ad ogni ora nei miei castelli di sabbia che non gli hanno saputo resistere..................... 

Federica Ferretti.
© Riproduzione riservata


mercoledì 11 febbraio 2015

Interviste eccellenti: Giammarco Giovannelli



Un altro prezioso tassello si è aggiunto alla nostra  inchiesta sul turismo-cultura abruzzese: abbiamo potuto raccogliere l’importante  testimonianza di  Giammarco Giovannelli, che si è raccontato per noi non solo in qualità di noto imprenditore conterraneo,  specializzato infatti  in  Management di aziende turistiche.
Perché è  anche e soprattutto  l’ attuale Presidente di Federalberghi - Confcommercio Abruzzo e Presidente Consorzio Regionale Abruzzo Travelling.
E come se non bastasse, Vicepresidente Polo d’Innovazione Tecnologico del Turismo: “Abruzzo Innovatur”.


Ma chi è davvero?


Un uomo  che ama le sfide e dimostra grinta da vendere specie in un momento critico come questo, “quando siamo chiamati a fare i conti ancora  con un evento catastrofico come il sisma del 2009, che sebbene dal punto di vista umano abbia costituito un’ esperienza indimenticabile e per certi versi bellissima nel dover smistare 40.000 aquilani in tutti gli alberghi della costa,  ha costituito una grave falla dei sistemi politico-amministrativi per i quali  molte imprese turistiche ed abruzzesi attendono di essere saldate. Ma ce l’abbiamo fatta, con buona fede e spirito di servizio insieme ad altre categorie regionali”.
Non smette però  di “combattere ogni giorno rispetto a chi si alza la mattina e ci impone nuove tasse e balzelli”con senso di responsabilità e abnegazione, esperto di un settore dove si inserisce anche nelle vesti di  musicista.
Un bagaglio “pesante”, che però  gli è di certo  utile per riuscire a raccogliere e decifrare le esigenze di un ambito in costante fermento ed evoluzione: il  turismo.
Che, come scopriamo insieme a lui, può coincidere con la cultura di un territorio.
Quella della nostra regione Abruzzo.
Di cui, “dopo 12 anni riconoscono la nostra peculiarità”…



F.F.  Benvenuto Giammarco, grazie per aver dedicato il tuo tempo all’approfondimento di questa nostra  interessante inchiesta. Sei un uomo di “affari” a tutto tondo.  Parallelamente, coltivi l’hobby della musica. Iniziamo, allora,  dalla tua formazione…
Grazie a voi della fiducia.
Posso solo  dirvi che ho  una preparazione abbastanza diversificata e parallela, dal management di   amministrazione di aziende turistiche a quella umanistica che mi ha avvicinato ad un diploma di fisarmonica classica e ad una laurea in lettere e filosofia, per la quale preparazione, da giovane ho avuto eccellenti esperienze da docente e concertista in svariate accademie italiani ed internazionali.


F.F. Chi è allora il Presidente di FederAlberghi Abruzzo? Come nasce quest’esperienza?
Dal   1995  inizio a condurre  ed amministrare a tutt’oggi,  la società di famiglia, finalizzata alla gestione di attività turistico alberghiere di proprietà. L’esperienza associativa, invece  nasce nel 97-98,da   una reale  presa di coscienza ed un’attenta  riflessione  attiva da giovane  albergatore che conduceva appunto un’azienda familiare che,  con molta difficoltà e come molti altri casi simili abruzzesi, doveva  stare al passo coi tempi. Da qui ho capito che bisognava creare un’aggregazione di categoria per fare formazione e informazione. Si parte quindi da Alba Adriatica, per iniziare successivamente  a  sviluppare proselitismi anche extra regionali,  con Alba Tour, ( di cui sono stato  tra  i fondatori, nonché Presidente per 7 anni).
È  l’Associazione di Albergatori ed Operatori turistici di Alba Adriatica nota per essere tra le prime associazioni abruzzesi in relazione alle iniziative di formazione, informazione e  promozione di settore, tutt’ora operante grazie alla presidenza e conduzione dell’attuale Presidente Roberto Brandimarte.


F.F. Fino ad arrivare a …
...un excursus in continuo crescendo, infatti nel 1999 sono  Fondatore e Presidente del Comitato Provinciale di Teramo della “Federalberghi- Giovani Albergatori”.
Nel 2000  divento Rappresentante regionale della “Federalbergi-Giovani Albergatori” in seno al Consiglio Direttivo Nazionale ed alla Giunta Nazionale “Federalberghi-Giovani Albergatori;
In più, divento Componente della Consulta Provinciale per il Turismo di Teramo, come rappresentante della “Federalberghi-Giovani Albergatori”;
È  però nel 2001-2002 che divento relatore per la Federalberghi Italia presso le scuole alberghiere abruzzesi in conferenze sul tema “Progetto Scuola - Formazione Professionale”.
Nel 2002-2003, quindi,  divento Presidente senior Federalberghi-Confcommercio provincia di Teramo
La possiamo considerare una realtà ed esperienza in crescita visto che gli albergatori teramani rappresentano il 70% della ricettività abruzzese.
Nel 2004, quindi,  sono Presidente Regionale Giovani Albergatori Federalberghi-Confcommercio Abruzzo e Vice Presidente senior Regionale Federalberghi-Confcommercio Abruzzo;
Nel 2010, c’è la nomina a Presidente Regionale Senior Federalberghi.


F.F. Ma ti vediamo impegnato anche in altri settori: sei docente  a vario titolo…
Sì, ho avuto esperienze  di vario titolo musicali ed umanistiche nonché in diversi istituti alberghieri abruzzesi ed italiani, fino a sviluppare la loro formazione con corsi di management turistico in seno ad alcune università italiane ed in primis quella di Teramo, che oggi è condotta da un eccellente Rettore, Prof. Luciano D’Amico, il quale rappresenta per il nostro territorio, la certezza di uno sviluppo culturale, etico ed umano fondamentale anche per i successi delle economie operanti.
  F.F. …e  giornalista?
In realtà, sono stato  collaboratore di redazione per mensili e/o periodici provinciali, regionali e nazionali in materia turistica e/o critica musicale.  Purtroppo oggi, a causa dei miei vari impegni, riesco a dedicare poco tempo a questa bella parentesi dei miei vent’anni.


F.F. Ti hanno conferito un premio importante nel 1996. Di cosa si trattava?
Sì, è vero, mi hanno  conferito il premio “Giovane Imprenditore emergente” promosso dall’APT di san Benedetto del Tronto (AP) e dalla Regione Marche.

F.F. Altri riconoscimenti di cui andare fiero?
Posso menzionare ad esempio quelli ricevuti nel 2002-2003:
-Premio Nazionale “Federalberghi Italia” al Comitato Giovani Albergatori Abruzzo (progetto “Formazione Italia”);
-Premio a Federalberghi-Confcommercio Provincia di Teramo “Teramo che lavora”.
E ancora Premio Federalberghi Italia Comitato Giovani Albergatori dell’anno per “Progetto Scuola-Abruzzo”.
O ancora, nel 2006 ricevo il  Premio Federalberghi Italia 2006 al Comitato Giovani Albergatori Abruzzo.
Nel 2009, ho quindi ricevuto un premio speciale, una delle attestazioni di riconoscenza  a cui tengo di più. Si tratta di un premio speciale di Federalberghi Italia, in occasione del grande lavoro espresso per gli alloggiamenti post sisma abruzzese, che mi è stato conferito insieme a Bertolaso.


F.F. Quanto contano le associazioni per lo sviluppo di un territorio?  Quali sinergie sta sviluppano Federalberghi- Abruzzo con altri enti abruzzesi, ad esempio l’Università di Teramo?
Oggi soprattutto, siamo riusciti a definire una governance abruzzese attraverso il polo di innovazione, le 13 DMC e le 4 PM, abbiamo dimostrato che la rete delle imprese, il proselitismo imprenditoriale e la fattiva relazione con gli enti pubblici a vari livelli, consentono di delineare la sintesi ed i progetti indispensabili e condivisi finalmente verso una certa prospettiva di sviluppo.
      

F.F. Una rivelazione in anteprima per i lettori del nostro Corriere?  
La mia esperienza di rappresentante di categoria è coincisa con una nuova cultura associativa tesa alla programmazione dei territori e delle economie turistiche ed onestamente credo non si possa fare di più se non continuare su questa scia. L’ultima avventura per la quale mi voglio spendere è sollecitare la regione Abruzzo a costituire il distretto turistico del mare d’Abruzzo, così come stiamo facendo per il Gran Sasso d’Italia.
Il mio desiderio personale è invece rincominciare a studiare per riassaporare la musica e  rifare un concerto dopo tanti anni. Ma ci stiamo già lavorando.
                      


     
Federica Ferretti
        

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