Le mie interviste più belle: Mogol.








http://www.periodicodaily.com/2012/11/05/le-emozioni-di-mogol/


di Federica Ferretti TW @cantocignorosso
Dopo la presentazione del suo ultimo libro,  Le ciliege e le amarene – Aforismi, pensieri e parole, Minerva Edizioni, per il quale è stato premiato al Milano Book  Fair 2012, Mogol  si è raccontato al nostro “microfono”. 

Minuti intensi, di assoluto pragmatismo, in cui Giulio Rapetti parla come uno di noi,  a 360°, senza fretta e con esempi tangibili, di un’epoca che si sente molto vicina.

Dagli esordi alla maturità di artista, riconoscendo umilmente, come solo i grandi sanno fare, la sua condizione di “uomo fortunato”. 

Una Vita per la musica, ed una musica per la vita… come commenta?
Diciamo la verità: ho cominciato a scrivere per fare le cosiddette versioni e mi davano 5.000 lire. A fine mese, guadagnavo 42 mila lire. Era diventato un lavoro fino a che non ho avvertito il bisogno di crescere…
Possiamo quindi dire che lei ad un certo punto si sia emancipato da questa sua  anomala  condizione di lavoratore?
Più che emancipato, è più corretto dire che mi sono evoluto. Sono riuscito cioè ad evolvermi perché la musica esercita una vera e propria suggestione nei miei confronti. E soprattutto è sempre legata alla vita vera e non alla fiction. Dal mio lavoro iniziale, di certo ho potuto apprendere delle tecniche per migliorare il “pensiero”, che vanno assorbite per diventare ad un certo momento automatiche, quasi come se si imparasse a guidare una macchina…
Ci può spiegare come questo possa accadere?
Certo, è come un automatismo che gli automobilisti devono apprendere e mantenere poi per sempre. Lei sa guidare?
Mi guarda,  io annuisco e lui prosegue.
Ecco, vede, così è la funzione della musica, che è sempre collegata, a mio dire, al senso della vita.
Il  ruolo del fato nella sua carriera di autore?
Il mio Destino è stato benevolo. Va riconosciuto soprattutto dal momento in cui io non sono mai stato un uomo ambizioso. Ero infatti già un bambino rassegnato, visto che temevo per il “posto” del mio papà, che lo potesse perdere. I bambini capiscono tutto e metabolizzano le ansie degli adulti con cui convivono…
Cosa pensa di questo momento storico? Condivide le nostre ansie?
Il senso di questo momento, lo capisco bene, così come capisco che l’impresa è legata alla possibilità di pagare gli stipendi. Ci dovrebbe essere maggiore elasticità da parte dei sindacati che si impuntano, dovrebbero anzi impegnarsi a pagare quei medesimi soldi a coloro a cui potrebbe saltare il posto. Bisogna cioè guardare alla verità dei fatti e non tanto agli idealismi.

La frase o anche la parola più bella che le abbiano mai rivolto come autore?
Le sorrido mentre le rispondo che questa semplice parola la ricevo in realtà ancora tutti i giorni, ed è “Grazie”.
Cioè…
Ogni giorno, uscendo di casa, incontro qualcuno che mi ringrazia perché in qualche modo si è sentito “ confortato” dai miei testi. Io credo però che in fondo, ci siamo confortati a vicenda.
La sua quotidianità.
Adoro praticare sport, correre, giocare a calcio, andare a cavallo. Seguo  un’associazione non profit che si occupa di cultura popolare ed ambiente. E poi, musica, musica, musica…
Una regione che le sta a cuore: l’Abruzzo…
Sono cittadino onorario di una cittadina che mi ha conquistato anni fa. Il mare de La canzone del Sole è proprio quello di Silvi.

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