Una di quelle emozioni che non passano, non si dimenticano, si perpetuano nella lettura di parole intramontabili, indimenticabili, pezzi di poesie che ti eleggono ad ascoltarle ogni volta.
Lui, è Paolo Buonvino, un altro siciliano che ha lasciato il segno. F.F.
Paolo Buonvino racconta la sua musica
Martedì 11 Febbraio 2014 - 15:28 Federica Ferretti
che ha al suo attivo più di 50 colonne sonore, ha lavorato con i migliori registi italiani.
Il Maestro ha acconsentito a raccontarsi in esclusiva ai lettori del ilcorrieredabruzzo.it, arricchendo con la sua testimonianza la nostra inchiesta sul linguaggio musicale.
Conosciamolo meglio.
F.F. Nasci a Scordia (CT) nel 1968. Orgoglioso delle tue radici siciliane, non le dimenticherai mai, anzi le enfatizzi ogni volta permeandone la tua espressione artistica, vero?
Sì, la mia Sicilia, quella che cambia totalmente nel breve arco di 100 kilometri, passando dal deserto più brullo, alla neve dell’Etna, ai boschi limitrofi così come ai paesaggi lunari, rivive continuamente nella commistione di cui sono frutto le mie composizioni.
F.F. Andiamo per gradi. Ti formi come pianista, studi quindi Discipline della Musica presso l’Università di Bologna. Inizi, però, al fianco di un conterraneo, al quale sei legato da un rapporto di profonda stima ed amicizia: Franco Battiato, di cui sei stato assistente. Come nasce la tua predilezione per il cinema?
In maniera molto naturale. Facevo entrambe le cose, ero sempre più curioso, volevo allargare la mia esperienza. Così, scrivevo parallelamente musiche di scena per varie compagnie teatrali. La mia volontà, inizialmente, a dire il vero era quella di scrivere canzoni, ma ogni volta che le facevo ascoltare a Franco la risposta era sempre quella: dovresti dedicarti al cinema. Al tempo la prendevo male e mi sentivo in qualche modo sminuito, ma in realtà lui era stato profetico.
F.F. Inizi quindi l’attività di compositore di colonne sonore con il film televisivo “La Piovra 8” (1997, Rai) di Giacomo Battiato…
Già, questo cognome ricorre molto spesso nella mia vita, e in maniera del tutto casuale, dato che Franco e Giacomo non sono nemmeno lontanamente parenti. In siciliano “Battiato” significa “battezzato”, e in effetti per me è stato proprio così. Dopo aver ascoltato dei miei provini, Giacomo Battiato mi ha proposto di scrivere le musiche per un suo film, dando a un ragazzo di 27 anni una grandissima prova di fiducia, nonché una grossa dose di responsabilità. Insomma, un’occasione inaspettata come può esserlo per un ragazzo di quell’età, ma anche una grande opportunità per cui lo ringrazio tutt’oggi.
F.F. Arrivano gli altri successi. Un titolo che prediligi rispetto ad altri?
F.F Ci spiegheresti perché?
Perché a distanza di ben 11 anni, c’è ancora chi mi scrive di aver accresciuto la propria Fede e spiritualità proprio dopo averla ascoltata. E questo è un grande regalo per me.
F.F. A cosa si ispira la tua musica?
A quello che vivo, a ciò che vedo attorno a me. Non ho un autore di riferimento. Forse, a dover proprio indicare una fonte, potrei suggerire la mia terra, o meglio le sue infinite sfaccettature, dovute a tutte le dominazioni cui è stata soggetta, che, sebbene dolorose, ci hanno lasciato una così importante eredità culturale. Mille commistioni che convivono, da quella araba a quella francese, spagnola, greca e normanna. Mi piace mischiare i generi, i sapori, gli umori, cosa che il mio mestiere consente, perché posso proporre temi di ispirazione diversa anche in un'unica pellicola.
F.F. Non ambisci ad un Oscar?
La mia unica ambizione è fare sempre ciò che più mi piace e lavorare con la stessa passione ad ogni film. Le aspettative riducono la gioia.
Federica Ferretti
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